Dar forma a una durata è l’esigenza della bellezza, ma anche quella della memoria
(Milan Kundera)
Era era sul finire dell'800 quando Giuseppe Cappellano, farmacista di Serralunga d’Alba con bottega a Torino, mise a punto la ricetta originale del Barolo Chinato, proponendo come “lenimento medicamentoso e antimalarico” quello che presto sarebbe diventato uno dei classici dell’enologia italiana. Parliamo di ricetta e non di formula perché questo grande vino aromatico da meditazione è figlio di una sapienza artigianale, tramandata nella nostra famiglia di generazione in generazione, che ha molto a che vedere con la conoscenza della terra e con la cultura contadina. Il procedimento per la sua preparazione è noto – al Barolo già invecchiato si aggiungono estratto di china calissaia miscelata con altre erbe aromatiche, zucchero e alcool – mentre l’elenco delle spezie utilizzate per l’aromatizzazione resta segreto. L’equilibrio dei contrasti, la complessità gusto–olfattiva e una persistenza interminabile fanno il fascino di un vino seducente come pochi altri, in grado di reggere un abbinamento quasi impossibile come quello con il cioccolato fondente.