Chi non sta da una parte o dall'altra della barricata, è la barricata.
(Vladimir Il'ič Ul'janov)
Molto spesso all'azienda Cappellano è stato associato il concetto di “rivoluzione”, un ossimoro se si pensa alla già trattata fama di “tradizionalisti”. Eppure tradizione e rivoluzione sono due facce della stessa medaglia - il piglio rivoluzionario o se vogliamo “anticonformista” - pare iscritto nei geni dei patriarchi della Cappellano.
Un nonno, Francesco, così testardo da lasciare le Langhe per costruire un attività connessa al vino, però in Africa (più precisamente in Eritrea, allora colonia italiana).
Un padre, Baldo, ritornato in Italia con una famiglia ed il sogno di ricostruire la cantina di famiglia partendo quasi da zero, riacquistando una parcella in uno dei cru - Gabutti - tra i più prestigiosi della Langa, producendo nuovamente Barolo Chinato con la vecchia ricetta, e trasformando in realtà l'antico miraggio del padre: una vigna di nuovo a piede franco.
Folli, sognatori, incoscienti. Visionari, coraggiosi, precursori. Questo e molto altro si è detto di loro, questo - e molto altro - si evince dalle loro vicende, qui solamente tratteggiate. Eppure questi sono tutti tratti che contraddistinguono le personalità che determinano il cambiamento, la rivoluzione. Ci piace pensare che questo piccolo germe di follia che fa intravedere un futuro migliore, un sogno per cui lottare, sia ormai diventato endemico, che permei me così come tutte le splendide anime che hanno consentito alla cantina di andare avanti. Crediamo fortemente che per rendere degna un'esistenza sia necessaria una giusta motivazione, alimentata da un fuoco. Potremmo chiamarla causa, potremmo chiamarla utopia. In ogni caso inseguirla ci rende felici e, speriamo, ci renda parte attiva e costruttiva di questo meraviglioso sistema mondo.